Processo “ecosistema”, assolti, anche, Carmelo Ciccone, Francesco Maisano, Settimo Paviglianiti e Gabriele Familiari. 


 Accuse infondade, 9 anni di gogna per imprenditori, ex sindaci, assessori e tecnici , una grande azienda (ASED) distrutta, diversi comuni del basso Jonio commissariati, tra cui quello di Bova Marina , poi arrivato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Con sentenza pronunciata nel pomeriggio di mercoledì, 25 giugno 2025, all’esito della camera di consiglio , il Tribunale di Reggio Calabria in composizione collegiale, composto dai magistrati Greta Iori, Presidente , giudici a latere Carla Costantino ed Elsie Clemente. , ha assolto  con formula de ‘il fatto non sussiste” , l’imprenditore Rosario Azzarà, già titolare della società “ASED spa”, disponendo anche la restituzione dei beni sequestrati .

L’imprenditore Rosario Azzarà – operante nel settore dei rifiuti con una sfrenata passione per la politica, titolare della ditta “Ased srl” con sede a Melito Porto Salvo – era accusato, tra l’altro, di corruzione e gli veniva anche contestato il pesantissimo reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

La lettura della sentenza è stata accolta in aula da commenti ‘giustizia è fatta’ e da lacrime dell’imprenditore Rosario Azzarà, fondatore e amministratore della ASED, che ha sempre proclamato a gran voce la totale estraneità ai fatti contestati alle persone fisiche ed all’ Azienda

Dopo nove anni di angoscia, incertezza e magari anche isolamento – ha detto in lacrime Rosario Azzarà – sentirsi dire , che “il fatto non sussiste” è come vedere riaprirsi il cielo dopo una tempesta infinita. Non è solo un verdetto: è il riconoscimento di una verità soffocata troppo a lungo.

Assolti, anche, Carmelo Ciccone, Francesco Maisano, Settimo Paviglianiti e Gabriele FamiliariPer gli altri imputati – tra cui ex sindaci, assessori e tecnici – i reati sono risultati prescritti.

Lo scenario “Ecosistema” , si apre con l’inchiesta condotta dai Carabinieri reggini, su coordinamento dei pm Antonio De Bernardo, Luca Miceli e Antonella Crisafulli, scattata nella notte del sette dicembre del 2016.

Al centro dell’inchiesta , un presunto sistema di controllo mafioso degli appalti per la gestione dei rifiuti in diversi comuni del basso Jonio reggino, tra cui Melito di Porto Salvo, Palizzi, Brancaleone e Bova Marina, poi arrivato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Sono state indagate 23 persone: di queste 5 in carcere, 9 ai domiciliari (tra cui il sindaco di Bova Marina Vincenzo Crupi, figlio del celebre letterato Pasquino Crupi; il vicesindaco e l’assessore al Turismo di Brancaleone, Giuseppe Benavoli e Alfredo Zappia; e l’ex sindaco di Melito, Giuseppe Iaria), a 4 è stato imposto l’obbligo di dimora.

Facendo un passo indietro, al termine del dibattimento, l’ufficio di Procura, rappresentato dalla PM DDA Marika Mastrapasqua, aveva chiesto la condanna di Azzarà, in qualità di titolare della ASED srl, alla pena complessiva di anni 16 di reclusione in relazione ai capi di imputazione A (concorso esterno cosca Iamonte) B (Turbativa d’asta con aggravante mafiosa), H (Illecita concorrenza con aggravante mafiosa), S (Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, anche detta corruzione propria). Aveva chiesto, invece, la assoluzione per i capi L (Estorsione) e P (Corruzione propria) e la declaratoria di non doversi procedere per intervenuta prescrizione per i restanti capi di imputazione.

Il Collegio difensivo era composto dagli Avvocati Natascia Sarra Giancarlo Liberati per Azzarà; Vladimir SolanoArmando Veneto per Ciccone Carmelo; Umberto Abate per Familiari Gabriele Vincenzo; Domenico Vadalà – Carlo Morace per Iaria Giuseppe; Marilena Altomonte Pietro Modaffari per Franco Maisano; Paolo Tommasini – Domenico Vadalà per Crupi Vincenzo; Mirna Raschi per Paviglianiti Settimo; Luciano Terra – Foti per Benavoli e Procopio Emanuele per Zappia.

Il Tribunale all’esito della camera di consiglio del 25 giugno 2025 ha assolto Azzarà dall’accusa di cui al capo A), ovvero di essere concorrente esterno della cosca Iamonte, perché il fatto non sussiste. Assoluzione, con la stessa formula (il fatto non sussiste) anche per i seguenti capi:

capo H) (concorrenza illecita aggravata dalle modalità mafiose) in concorso con Ciccone Carmelo (RADI);

capo L) (Estorsione nei confronti del dipendente Pizzimenti Vincenzo);

capo P) (Corruzione propria) in concorso con l’ex sindaco di Motta San Giovanni Laganà Paolo, già assolto all’esito del rito abbreviato;

capo Q) (Corruzione impropria) in concorso con Familiari Gabriele e Trapani Salvatore, assessore del comune di Condofuri;

capo U) (Corruzione impropria) in concorso con Domenico Giuseppe Marino, ex assessore del Comune di Brancaleone.

Per tutti gli imputati in relazione ai capi di imputazione B), I), M), N), O), S), T), V), W), Z) (turbative d’asta, corruzioni, concorso morale in falsa;

capo R) (Tentata corruzione impropria) in concorso con l’ex sindaco del Comune di Palizzi Arturo Walter Scerbo, assolto in primo grado con il rito abbreviato e condannato in appello su impugnazione del PM;

capo U) (Corruzione impropria) in concorso con Domenico Giuseppe Marino, ex assessore del Comune di Brancaleone.

Per tutti gli imputati in relazione ai capi di imputazione B), I), M), N), O), S), T), V), W), Z) (turbative d’asta, corruzioni, concorso morale in falsa testimonianza, reati in materia di armi) il Tribunale ha dichiarato non doversi procedere per intervenuta prescrizione previa esclusione dell’aggravante mafiosa ove contestata.

In particolare, per quanto riguarda il capo B), ovvero la turbativa d’asta aggravata dall’art. 7 l. 203/91 (aggravante mafiosa) della gara d’appalto del 2009 per il servizio rifiuti del Comune di Melito Porto Salvo, di cui Azzarà rispondeva in concorso con l’ex sindaco del Comune di Melito P.S. Giuseppe Iaria, il tecnico comunale Francesco Maisano, Carmelo Ciccone titolare della RADI e Salvatore Aiello direttore tecnico di Fata Morgana, il Tribunale ha escluso l’aggravante mafiosa e dichiarato la prescrizione.

Per il medesimo capo di imputazione, invece, i coimputati Carmelo Ciccone e Francesco Maisano sono stati assolti per non aver commesso il fatto.

Per quanto riguarda gli altri imputati:

Paviglianiti Settimo è stato assolto dai reati contestati ai capi C), D) e G) perché il fatto non sussiste;

Familiari Gabriele è stato assolto dai reati contestati ai capi Q) ed R) perché il fatto non sussiste.

Nei confronti della ASED SRL è stato revocato il sequestro e ordinata la restituzione agli aventi diritto.

Nell’ operazione “Ecosistema”, tra gli altri, vi erano stati 5 indagati dalla Dda , non scalfiti da alcun provvedimento del gip, il consigliere regionale Francesco Cannizzaro, l’ex consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi, il sindaco di Palizzi Walter Scerbo e quello di Motta San Giovanni Paolo Laganà.

La mattina del blitz è stato e lo scriviamo per onore i cronaca – lo stesso Cannizzaro a rendere noto la notifica dell’avviso di garanzia a suo carico tramite i social. Gli atti a sostegno dell’accusa nei suoi confronti, sono quelli che la stessa Dda depositò nel processo, svoltosi con il rito abbreviato, scaturito dall’inchiesta “Ultima spiaggia”.

La storia che si ripete, dunque, disse all’epoca il procuratore Cafiero de Raho.. «Indaghiamo sulla ’ndrangheta e finiamo a sbattere sulla politica».

Qualcuno, informi l’ex Procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, che, anche Rosario Azzarà il 25 Giugno 2025, così come l’On. Francesco Cannizzaro, nel mese di Settembre del 2017, è stato assolto con la formula de “il fatto non sussiste”, e che, anche gli altri imputati dell’inchesta “Ecosisema”, Carmelo Ciccone, Francesco Maisano, Settimo Paviglianiti e Gabriele Familiari sono stato assolti come pure l’on. l’ex assessore regionale Pasquale Tripodi e il sindaco di Motta San Giovanni, Paolo Laganà.

Qualcuno informi l’ex magistrato Cafiero de Raho, visto che ora siede in Parlamento, che “la sentenza “Ecosistema” ha demolito un impianto accusatorio” costruito dalla “mostruosa macchina dell’antimafia” per finalità che non hanno nulla a che fare con mafia e con la giustizia.

Quando un meccanismo pensato per difendere la legalità finisce, come nel caso dell’operzione ADA e, dopo, “Ecosistema” per schiacciare vite innocenti, spezzare famiglie , distruggere aziende , rovinare repuazione e carriere poliche, si apre una ferita profonda nel tessuto della società. L’antimafia dovrebbe essere uno scudo contro il crimine, non una lama che colpisce chi lavora onestamente ed un territorio già fortemente debole, depesso e abbandonto . Quando l’accusa si dimostra infondata, il danno — economico, psicologico, sociale — è spesso irreparabile.

E anche quando arriva l’assoluzione, nessuna sentenza potrà restituire gli anni perduti.

Le dichiarazioni di Rosario Azzarà

A seguito della pronuncia assolutoria, ha dichiarato a caldo Azzarà – attendo ora che la giustizia sia compiuta in modo pieno e sostanziale: la restituzione dei beni e dei capitali oggetto di sequestro preventivo ex art. 321 c.p. il 20 dicembre 2016, per un valore complessivo di diversi milioni di euro, nonché la revoca dell’interdittiva antimafia, non solo nei confronti della società Ased S.r.l., ma anche di quella personale che lo ha colpito direttamente.

«Con l’occasione – continua Azzarà – desidero rivolgere un sentito ringraziamento all’Avv. Natascia Sarrà, per il lavoro certosino condotto nella raccolta delle prove documentali e per l’accorata e altamente professionale arringa finale che ha contribuito in modo determinante al riconoscimento della mia totale innocenza »


Con questa sentenza, Rosario Azzarà intende voltare pagina e riprendere il proprio cammino con rinnovata determinazione “se Dio mi vuole lasciare ancora un pò su questa terra” mettendo al servizio della collettività la propria esperienza e il profondo senso di giustizia maturato in questi anni.

Ci sono storie in cui la giustizia arriva tardi, ma quando lo fa, illumina ogni ombra lasciata dal sospetto. L’unica speranza è che chi ha vissuto quel calvario ora possa trovare pace, dignità e, soprattutto, un nuovo inizio.

Per fortuna lo Stato esiste e la giustizia trionfa sempre.

Domenico Vincenzo Vinci

Direttore Capo Sud Television Channel

Di caposud

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