Un’esperienza che stride con l’idea di un Sud che si rialza, che si collega, che viaggia veloce. E che invece, ancora una volta, resta fermo sui binari.

Non c’è pace per chi si mette in viaggio in questa estate torrida ed è inaccettabile che nel 2025, a dispetto dei proclami sulla velocità dei trasporti, i viaggiatori diventino ostaggi dell’inefficienza del sistema ferroviario nazionale.
Corrado Alvaro, scrittore calabrese profondamente legato alla sua terra, vedeva nel treno un simbolo di progresso, di connessione tra il Sud e il resto d’Italia. Ma l’odissea vissuta sul Frecciarossa Roma–Reggio Calabria il 29 giugno 2025 ha tradito proprio quella visione.

Una situazione, quella vissuta dai passeggeri del Frecciarossa Roma–Reggio Calabria che è stata definita da molti come “da Terzo Mondo” per la gravità dei disagi subiti. Il treno, partito già in ritardo da Roma Termini, si è fermato poco dopo la partenza a causa di un guasto tecnico, restando bloccato per oltre tre ore. I servizi igienici erano chiusi e la comunicazione da parte del personale è stata pressoché assente.

Alla fine, dopo ore di attesa senza informazioni chiare, il treno ha invertito la marcia ed è tornato a Roma Termini, lasciando i passeggeri senza alcuna indicazione su come proseguire il viaggio verso la Calabria. Molti hanno denunciato la mancanza di rispetto e di servizi essenziali, paragonando l’esperienza a quella di un paese in via di sviluppo.

Un’esperienza che stride con l’idea di un Sud che si rialza, che si collega, che viaggia veloce. E che invece, ancora una volta, resta fermo sui binari.

Di caposud

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